In absentia by Porcupine Tree

In absentia Capolavoro dei Porcupine Tree e disco Essenziale per il progressive rock, del 2002.

Uno dei migliori lavori di questa band con infleunze  Progressive Metale sound malinconico, oscuro, complesso.

Non ci sono punti deboli o brani di basso livello.

Eccezionale l'esecuzione con un grandissimo Gavin Harrison, uno dei migliori batteristi contemporanei al mondo, splendidi assoli di chitarra di Steven Wilson e come da sempre Wilson stesso ci ha abituato, una produzione a dir poco perfetta.

- Blackest Eyes parte  con un attacco prog-metal per poi confluire in una parte piu' melodica con un bellissimo coro. 

- Trains e' pienamente nel territorio del progressive rock, bellissime chitarre acustiche con atmosfera Folk Prog e reminiscence di musica spagnola, bellissima atmosfera, da brividi.

- Lips of Ashes, Il brano più dolce dell'intero album con un assolo di chitarra che entra in gioco sotto il cantato...brano quasi commovente, bellissimo

- The Sound of Muzak pezzo ritmato e con una melodia molto accattivante, a tratti il ritornello e' quasi pop, poi pero' Gavin Harrison e Wilson ci ricordano che siamo nel mondo del prog e anche una rimica semplce puo' diventare molto molto complessa anche se sembra semplicissima. Bello!

- Gravid Eyelids che parte con atmosfera cupa, sospesa, inquietante con le tastiere che disegnano le trame oscure, ma che sul finale esplode con una splendida chitarra progressive metal. Eccezionale. 

- Wedding Nails è un capolavoro assoluto, una cavalcata di prog elettrico con batteria e chitarra a trainare le emozioni, sempre piu' fortemente. Riff di chitarra eccezionale e Harrison che ci disegna sotto il misto rock jazz in modo ipressionante. Un tripudio di progk! WoW! 

- Prodigal è un brano blues, morbido, con una bella melodia e una chitarra eletrica che traccia il tema principale in background e ci regala un bellissimo assolo. Bello!

- .3 bellissimo quasi completamente strumentale, con bellissime parti orchestrali e sezioni in chiave elettronica e mood sinfonico, con molta chitarra acustica e bei cori. Tastiere molto atmosferiche. 

- The Creator Has a Mastertape, quasi space rock in apertura, incalzante col basso in un giro infinito e la batteria che fa cose che non riesco a descrivere, poi la chitarra distorta mentre la voce robotica scandisce il testo. Trascinante. Bellissimo.  

- Heartattack in a Layby, soft con una bella chitarra acustica, brano cantato in modo eccellente. Bel pezzo.

- Arrva folk-blues-jazz-rock con Strip the Soul, con un basso in cattedra per tutto il brano, che quando entra la batteria cresce con strani controtempi, breve ma bellissimo assolo di chitarra e grande tastiera con i suoi suoni spaziali. Bellissimo. 

- E infine torna la malinconia con Collapse the Light into Earth, melodia e voce sulle note del piano, tastiera leggera che entra in crescendo, in costante attesa di una esplosione che non arriva mai, quasi pastorale a tratti, con cori leggeri e una chiusura di piano e con la London Session Orchestra davvero magnifica. 

Uno degli album più riusciti di una delle migliori band del progressive moderno.
Dimenticavo, qui c'e' un gigantesto Colin Edwin.
Un Capolavoro.

I Brani
1. Blackest Eyes (4:24)
2. Trains (5:56)
3. Lips of Ashes (4:39)
4. The Sound of Muzak (4:59)
5. Gravity Eyelids (7:57)
6. Wedding Nails (6:34)
7. Prodigal (5:33)
8. .3 (5:26)
9. The Creator Has a Mastertape (5:22)
10. Heartattack in a Layby (4:16)
11. Strip the Soul (7:22)
12. Collapse the Light into Earth (5:53)
Durata 68:21

La Formazione
- Steven Wilson - voce, chitarra acustica ed elettrica, banjo, pianoforte, produttore
- Richard Barbieri - tastiere (sintetizzatori analogici, Mellotron, Hammond)
- Colin Edwin - basso
- Gavin Harrison - batteria e percussioni
Con:
- Elijah Hibit - chitarra ritmica (?)
- John Wesley - cori (1, 4, 7), chitarra (1)
- Aviv Geffen - cori (4, 7)
- Dave Gregory - arrangiamenti d'archi (8, 12)
- London Session Orchestra - violini, viole, violoncelli e contrabbassi (8, 12)
- Gavyn Wright - violino, direttore d'orchestra