Volume two, album del 1969, secondo album dei Soft Machine.
Più ascolto i loro primi dischi e più mi rendo conto di come questa band sia stata un laboratorio, una fucina nelle quali le idee venivano forgiate e rese fruibili non solo al pubblico dell’epoca, ignaro di quello che avrebbero significato in futuro, ma donandole anche alla scena musicale mondiale.
La band viene "costretta" (grazie al cielo dico io) a riunirsi per onorare il contratto, Ayers si rifiuta di tornare e lo sostituisce Hugh Hopper, che aveva già suonato in un brano del disco precedente ed era il road manager del gruppo e proprio lui indirizza il gruppo verso il sound che li avrebbe caratterizzati in seguito.
Wyatt agli arrangiamenti e alla scrittura di buona parte dei testi, che interpreta.
L'album rappresenta la prima fusione di rock, psichedelia, jazz e avanguardia mai realizzata da alcun musicista, un capolavoro e un pezzo di storia.