Hand. Cannot. Erase. by Steven Wilson

Nell'attesa del concerto a Roma, chiudo la serie dei primi quattro album del genio Steven Wilson con il suo album che amo di piu' in assoluto

Hand. Cannot. Erase. un concept album che narra la vera storia di Joyce Carol Vincent, una donna trovata tragicamente senza vita nel proprio appartamento a due anni di distanza dalla morte, senza nel frattempo essere stata cercata da nessuno, nonostante avesse una famiglia e degli amici. Tratta il tema dell'alienazione introdotta da una società che per quanto super-connessa non lascia quasi piu' spazio al contatto umano, una piaga sociale piu' che mai attuale soprattutto nelle grandi citta', il valore dell'amicizia si riduce ad un like su un post, ad un segno di spunta su una chat, in cui i "come stai" sono ormai frasi di circostanza. Questo tema me lo fa preferire anche grazie al bellissimo Artwork, ricco di contenuti in copertina, sui vinili e sul book allegato (che trovate interamente fotografati), me lo fa preferire dicevo, a qualsiasi altro album di Wilson. Se The Raven e' forse il piu' bello dal punto di vista tecnico e compositivo, questo lancia un messaggio gigantesco in musica e lo fa come una colonna sonora, ma non di un film, della  vita di una donna e della sua incredibile morte.

Mi sposto ora direttamente alla descrizione dell'album, di questo artista ho parlato molto, e' ben noto quanto io lo ammiri, trovate tutto in altri post che ho raccolto qui nella mia pagina e nel mio sito https://francescoprog.blogspot.com/search/label/Steven%20Wilson
Una musica molto atmosferica che descrive alla perfezione stati d'animo diversi con sonorità diverse. Ci troviamo la malinconia, atmosfere sognanti, rabbia e sgomento esplosivi. 
Un album non privo di citazioni, come le influenze genesiane in 3 Years Older. 
Pianoforte e flauto sono magnifici e si alternano come protagonisti con le potenti chitarre. La voce di Wilson e' forse fra le migliori fra i suoi lavori da solista e figura l'eccellente cantante Nibet Tayeb che quando interviene e' letteralente da brividi, sia nei cori che nell'urlato di disperazione. 
I brani piu' semplici ed essenziali sono Happy Returns e Perfect Life, con belle melodie e atmosfere malinconiche, semplici ma perfettamente nel mood del disco. Perfect Life e' estremanente emozionante, quello che si vuole suscitare nella fase del racconto. Quest'ultimo brano compare con Routine nel lato B del primo vinile e lo completa mervigliosamente, con emozioni pure.  
Regret spicca per le parti di tastiere e chitarra, molto intense anche in Ancestral che parte lenta, quasi in sordina, con molta elettronica e voce "radio style", belle melodie soffuse, e poi si apre con un momento epico molto emozionante e si avvia verso la fase "Very Heavy", verso riminescenze di un sound progresive metal dark che non e' distante dagli Opeth per alcune armonie e atmosfere che si accendono dopo un intermezzo che e' un arpeggio di chitarra e basso virtuoso, poi entra la splendida batteria, poi le tastiere e il tappeto di suoni, di bassi profondi, l'emergenza, lo sgomento in musica, che eccelera fino alla fine....per poi sfociare in un intermezzo di flauti e tastiere psichedeliche che quando riparte il progressive metal resistono... poi un giro di poche semplici note introduce Happy Returns, col suo piano e il bellissimo tema, una melodia fra le piu' belle del disco, con una bella interpretazione vocale, struggente, a tratti commovente e con la sua chitarra acustica...  

Straordinaria per me resta la serie Home Invasion - Regret - Transience, potrebbe essere una suite in tre parti, e' una sequenza capolavoro del progressive con le sue lunghe parti strumentali in cui c'e' tutto quello che mi piace, compreso un giro fusion, il prog elettrico, le atmosfere psichedeliche, fasi aperte e epiche che si alternano con tastiere distorte e chitarre dure e asciutte quasi underground e poi ancora chitarre lunghe floydiane e poi una fase di sospensione, di attesa angosciante, con un grandissimo solo di tastiere e giochi di batteria che accenna controtempi e lancia accenti mai invasivi, potrebbe essere una Jam ma non lo e', quella pero' e' la sensazione, fin quando la chitarra entra decisa col suo grandioso solo, il pezzo cresce in una lenta inesorabile esplosione, tutti gli strumenti si fanno protagonisti, le tastiere sono un tappeto epico su cui la chitarra "urla consonanti"... Meraviglioso il passaggio breve al piano per poi lasciare spazio ad una fase acustica fatta di arpeggi di chitarra e voce... 

Un album che combina arrangiamenti superlativi e grandi composizioni, una evoluzione del lavoro di questo grandissimo musicista.
Trovo personalmente meno potenti gli album successivi a questo, non altrettanto forti nel complesso, sebbene eccellenti e con punte di grandissima musica in ognuno di essi.
Questo lo considero un Must unitamente ai tre che lo hanno preceduto e che sono in competizione con esso per qualita' e bellezza. 
Come gia' detto, a mio gusto personale, nel complesso in cui metto concept, arwork, melodia, esecuzione e produzione magistrali, il piu' bel disco in assoluto di Wilson ad oggi e nella mia top 20 di tutti i generi.

I Brani
1. First Regret (2:01)
2. 3 Years Older (10:18)
3. Hand Cannot Erase (4:13)
4. Perfect Life (4:43)
5. Routine (8:58)
6. Home Invasion (6:24)
7. Regret #9 (5:00)
8. Transience (2:43)
9. Ancestral (13:30)
10. Happy Returns (6:00)
11. Ascendant Here on... (1:54)
Durata 65:44

La Formazione
- Steven Wilson - voce, chitarre elettriche (3-7, 10) e acustiche (2, 4-6, 8, 10), banjo (7), tastiere, Mellotron M4000, basso (1, 2, 5-7), dulcimer a percussione (9), shaker, effetti, programmazione, cori (5, 10, 11) e archi (9, 10), arrangiamenti, produzione e mixaggio
Con:
- Leo Blair - voce solista (5)
- Guthrie Govan - chitarra solista (1, 2, 5-7, 9, 10)
- Dave Gregory - chitarra (2, 10) e chitarra a 12 corde (3)
- Adam Holzman - pianoforte, Hammond B3, Fender Rhodes, celesta (3, 5, 9), Wurlitzer (7), Moog solo (7)
- Theo Travis - sassofono baritono e flauto (9)
- Nick Beggs - basso (3, 9), Chapman Stick (4, 6, 10), cori (2, 4-6, 9, 10)
- Marco Minnemann - batteria
- Chad Wackerman - batteria (10)
- Ninet Tayeb - cori (3, 5, 9)
- Katherine Jenkins - voce (4)
- Dave Stewart - coro (5) e archi (9) arrangiamenti
- Schola Cantorum della Cardinal Vaughan Memorial School - cori (5, 10, 11)
- London Session Orchestra - archi (9, 10)