E poi decidi di ascoltare Ummagumma, il quarto album dei Pink Floyd, del 1969, album doppio costituito da un disco registrato dal vivo e uno registrato in studio, uno dei dischi più sperimentali della loro discografia e nel quale sono già presenti le influenze del rock progressivo, un album che anticipava il percorso che la band avrebbe intrapreso. I brani dal vivo sono brani già pubblicati negli anni precedenti in studio ma che si sono evoluti nel tempo, notevolmente dilatati rispetto alle versioni originali. I componenti della band giudicarono l’album in modo negativo: “un disastro”, “orribile”, “esperimento fallito". Io penso sia uno dei loro capolavori.
Sul titolo dell'album ci sono due versioni: un'espressione in slang utilizzata per indicare l'atto sessuale o il verso tipico di creature che, secondo una leggenda, infestavano una palude.
La copertina, dello studio Hipgnosis, è un collage di foto scattate nella stessa stanza, una all'interno dell'altra, con i membri del gruppo che ruotano nelle varie posizioni. Iconica anche la foto di tutti i materiali e strumenti usati per le registrazioni sulla copertina posteriore.