Luck and Strange ultimo album di David Gilmour, appena uscito e ascoltato. Questa la mia recensione da semplice ascoltatore e estimatore. Si inizia subito con "Black Cat" con l’inconfondibile pregevole sound della chitarra di Gilmour. "Luck and Strange" ci porta subito ad atmosfere ben note, un blues lento e intenso, con voci e cori in perfetto stile Floydiano. Ascoltando questo brano si capisce quanto forte la sensibilità di Gilmour sia presente nei PF, ma anche il contrario ovviamente. “The Piper's Call" un blues invece più classico, diciamo alla alla Clapton, dove la chitarra la fa da padrone ma con un sound più scandito. "A Single Spark" è un brano avvolgente, una canzone con richiami sonori alle canzoni classiche statunitensi dei primi anni 60, anche qui quando parte la chitarra si trasforma da semplice canzone a capolavoro. Questo il potere, storico, di trasformazione di Gilmour, un alchimista che può trasformare in oro qualsiasi brano. "Vita Brevis" un intermezzo di 46 secondi, un breve viaggio nel tempo, nel cuore della scena di Canterbury. Bellissima con Romany Gilmour “Between Two Points" una giovane voce, una artista di soli 22 anni che interpreta alla perfezione un pezzo voluttuoso e coinvolgente dando a questo disco un senso di freschezza che lo chef Gilmour non poteva far mancare nella sua più recente opera.
Il lato B parte con "Dark and Velvet Nights", una intro di uno stile che amiamo e conosciamo, poi la testa comincia ad ondeggiare a tempo e siete capaci a fare due passi di ballo ci stanno benissimo, prima di arrivare all’ampio respiro del ritornello, per poi ascoltare un breve assolo che da solo vale tutto il pezzo. Che gusto questo artista (sto scoprendo l’acqua calda lo so…). "Sings" è una canzone buona per ricordare, quelle che anche se non ascolti il testo ti porta via con la memoria e rivedi nella mente i momenti belli che avevi dimenticato. Qui le tastiere in chiusura mi portano lontano, ai sound tipici del prog che amo tanto. Bellissimo pezzo. Si chiude con Scattered": parte con la cassa che è il battito del cuore, una atmosfera leggera citando il testo fluisce come miele “flow like honey” … poi gli stacchi, il ritmo si fa più sincopato, poi il piano che gorgheggia fra i piatti… poi un reggae lento e profondo… poi la chitarra ma con una sonorità più acustica, suonata sui toni bassi, e poi l’assolo dell’eterno chitarrista, che quasi mi commuove.
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